Translate

Storia dell'Arte| Cap 6.2 Micene e le maschere funebri

 Micene Antico (1600-1500 a.C.)

La civiltà Micenea, erede diretta e naturale di quella Cretese, prende il nome dalla città di Micene, dal significato "città ricca d'oro" come l'avrebbe chiamata Omero, che fu uno dei più importanti centri dell'Argolide nel Nord Est del Peloponneso.

In questo periodo gli influssi cretesi sono ancora  molto evidenti e la stessa produzione artistica minoica si sovrappone a quella micenea. I temi trattati nella ceramica sono gli stessi di quella cretese contemporanea e precedente.

Si conosce poco dei palazzi e delle abitazioni di questa prima fase, mentre numerose sono le tombe scoperte in cui sono stati rinvenuti ricchi corredi funerari, che costituiscono senza dubbio i reperti più rappresentativi del periodo.

planimetria di Micene
Planimetria di Micene

Osservando la planimetria di Micene è facilmente intuibile come mai questa civiltà fosse ritenuta fortemente legata ad una “cultura guerriera”. Infatti, anche negli antichi testi e nei racconti di Omero, si narrava della città di Micene come una città altamente fortificata e protetta da alte e monumentali mura definite all’epoca “ciclopiche”, in quanto si riteneva che sono creature mitologiche come i Ciclopi le avrebbero potuto abbattere.

I resti della città di Micene vista dall'alto
I resti della città di Micene vista dall'alto

Una magnifica vista dall’alto rende ancora meglio l’imponenza delle mura e la generale fortificazione della cittadella, già protetta alla posizione naturale, in quanto edificata nella parte alta del promontorio, al centro della vallata in cui in fondo si scorge addirittura il mare. Questo consentiva inoltre una maggiore osservazione del territorio circostante e permetteva l’immediata difesa qualora la città dovesse essere attaccata.

Come detto, testimonianze molto importanti della civiltà micenea le dobbiamo ai ricchi ritrovamenti dei corredi funebri avvenuti per lo più sotto la guida del famoso archeologo tedesco Heinrich Schliemann. A lui si deve infatti il ritrovamento della maschera funebre rinominata "Maschera di Agamennone".
Grande appassionato delle storie omeriche, Schliemann dopo aver avviato gli scavi sulla collina di Hissarlik in Turchia, dove credeva di aver scoperto l’antica città di Troia, decise di andare a scavare la rocca di Micene nella regione greca dell’Argolide nel Peloponneso, dove si diceva, infatti, che questa fosse la sede del palazzo del potente Agamennone, capo della spedizione militare contro Troia.

Heinrich Schliemann fonte immagine

Schliemann fece affidamento sulla Periegesi della Grecia, opera del geografo Pausania del II sec. d.C., in cui l’autore raccontava di aver trovato sulla collina che domina la piana dell’Argolide alcuni lacerti delle mura ciclopiche, la porta monumentale con un rilievo raffigurante due leoni, i resti del megaron e le tombe reali con i tesori dei corredi funerari al loro interno. In effetti, già all’epoca di Pausania, il sito era già entrato in una fase di abbandono poiché aveva perso la sua rilevanza strategica ed era di fatto frequentato solo più da pastori e non più da forti e valorosi guerrieri “omerici”.
Appena entrati nella città di Micene, sulla destra, è possibile osservare oggi un’enorme fossa che, in passato doveva risultare colma. Qui si trovava, infatti, il punto principale di sepoltura della famiglia reale di Micene ed è proprio in questo luogo che Schliemann credeva fossero sepolti i grandi eroi che avevano partecipato alla spedizione contro Troia.

Ricostruzione della Città di Micene
Gli scavi iniziarono subito e passarono davvero pochi giorni finché vennero alla luce i primi pezzi di un tesoro inestimabile che, come disse lo stesso Schliemann, nessun museo al mondo poteva vantare. Infatti, prima che l’egittologo Howard Carter scoprisse la tomba di Thutankhamon, i tesori di Micene erano quelli più preziosi in assoluto di tutta l’antichità.
Il volto di alcuni defunti era coperto da una maschera d’oro, mentre sul corpo si trovavano tessuti riccamente decorati con rosette in lamina d’oro, circondati da altri splendidi oggetti. In tutto rinvenne ben 14 chili di reperti d’oro e numerosi in avorio e ceramica, non meno spettacolari e importanti.

tesoro delle tombe di Micene
Tesoro tombe reali Micene
I pezzi forti erano, e lo sono tutt’ora, sicuramente le cinque maschere funerarie in oro. Le tecniche di conservazione dei reperti organici di allora erano praticamente inesistenti e i resti delle teste che portavano le maschere si sbriciolarono nel giro di pochissime ore, ma Schliemann affermò – come del resto si può anche notare – che ogni maschera presenta fattezze differenti e, quindi, è piuttosto verosimile che raffigurino i veri volti dei reali di Micene.

  

 la maschera di Agamennone
La più famosa è sicuramente la maschera rinominata da Schliemann "Maschera di Agamennone" sebbene sia impossibile stabilire l'appartenenza di tale oggetto al mitologico re, e che si differenza dalle altre per la sua particolare raffinatezza. Facendo un paragone con le altre, è infatti facilmente distinguibile per la pregevole e curata fattura. La barba e i baffi dalla linea ondulata nobilitano il personaggio raffigurato, a differenza con le altre dalle fatture più rosse e abbozzate.


L’opera dimostra l’abilità dei Micenei nella lavorazione della lamina d’oro con la tecnica dello sbalzo. La tecnica dello sbalzo consente di eseguire motivi a bassorilievo su fogli sottili di metallo. Con la lamina a rovescio, dopo aver tracciato il disegno, con martello e strumenti appuntiti, l’artista lavorava il metallo incavando con maggior forza le parti che dovevano apparire più rilevate.

Nonostante le recenti ricerche archeologiche abbiano stabilito che la maschera fu realizzata fra il 1550 ed il 1500 a.C., periodo molto anteriore a quello in cui si crede sia vissuto il re, il nome con cui è nota la maschera è rimasto invariato.
Malgrado la maggior parte degli studiosi la ritenga autentica, come detto alcuni studiosi come lo statunitense William M. Calder III negli anni settanta mise in dubbio l'originalità della maschera (perché molto più raffinata delle altre maschere di questo tipo rinvenute a Micene), sostenendo che fosse un falso di epoca moderna, risalente al 1800.

Fonti:
- Giorgio Cricco, Francesco Paolo Teodoro, Itinerario nell'arte, Dalla Preistoria a Giotto, Vol1, Bologna, Zanichelli, 2016, pag 48-49;
- didatticarte.it, 4a. Arte Minoica, http://www.didatticarte.it/storiadellarte/4a%20arte%20minoica.pdf;
- thepasswordunito.wordpress.com, Nicola Gautero, Micene: le scoperte di Schliemann tra mito e storia, 21 giu 23, https://thepasswordunito.wordpress.com/2023/06/21/micene-le-scoperte-di-schliemann-tra-mito-e-storia/
____________________

Se questo post ti è piaciuto puoi:
🔸
Scrivermi le tue impressioni in un commento qui sotto
🔸
Inoltra questo articolo ai tuoi amici
🔸
Non dimenticarti di lasciare un like al post su instagram

✨Grazie✨
____________________

Commenti

I vostri post preferiti